“ Falling for a dancer ” non è, come si potrebbe pensare, un film sulla danza.
Il titolo gioca sui significati del verbo to fall: cadere o innamorarsi; questo “romantic drama” ambientato a Cork e nella zona rurale ancora selvaggia di Beara negli anni ’30 è stato trasmesso per la prima volta dalla BBC One tra settembre e ottobre 1998 come miniserie in quattro puntate di 50 minuti l’una.
In Italia a quanto ne so è disponibile in DVD in “versione noleggio” ridotta alla lunghezza di un film (poco più di due ore) ma chi lo vuole vedere nella sua interezza lo trova in lingua originale su youtube.
E’ la storia di Elizabeth, diciannovenne di buona famiglia che prende una cotta adolescenziale per un attorucolo e ballerino belloccio e leggero e decide di passare una notte con lui dopo l’ultimo spettacolo prima che riparta per la tournée.
Quando deve confessare ai genitori di essere incinta c’è una lunga scena che suscita nello spettatore immediata antipatia per la madre e un po’ d’immedesimazione con il padre, debole e tenuto in scacco dalla moglie a causa di un antico peccato (“Tale padre tale figlia” sentenzia la donna).
I due fanno intervenire il parroco che propone alla ragazza un suo cugino quarantenne e fresco vedovo, ed Elizabeth inizialmente rifiuta, pensando di rifugiarsi in una delle famigerate Magdalene Laundries perché “ormai i tempi sono cambiati” e dunque anche le condizioni di vita che si aspetta di trovare.
Prova a dissuaderla la serva di casa, che confessa di essere lei stessa reduce da una di quelle case per donne “cadute”, e le predice come andrebbe la storia: vivere col suo bambino magari per un paio d’anni per poi ricevere l’ordine di preparare le sue cose, con un preavviso di sole poche ore, per non rivederlo mai più…
Le regala perfino il corredino del suo piccolo, adottato chissà dove.
Dopo una visita di persona a uno di questi “ospizi”, Elizabeth si arrende a sposare Cornelius Scollard, detto Neeley, che incontra per la prima volta il giorno delle nozze.
A scarrozzarli sotto la pioggia battente e il fango verso la nuda dimora di campagna è il vicino di casa Mossie (Maurice) Sheehan, di cui Neeley s’ingelosisce immediatamente per gli intensi sguardi alla sposa.
A casa c’è la gelida presentazione delle tre figlie maggiori di Neeley (Mary, Kathleen e Margaret), più la piccola Jacintha di pochi mesi.
Altrettanto gelida la prima notte di nozze: Cornelius chiede a Elizabeth se sia troppo stanca, lei non risponde e lui la prende senza altri convenevoli.
Tuttavia la ragazza si affeziona sinceramente al marito, anche se geloso e manesco.
Nasce un maschietto, Francis, evidentemente un po’… prematuro, e Neeley deve difendere la moglie dalle battute degli ubriaconi del villaggio; non si capisce bene se lui fosse all’oscuro della gravidanza della sposina oppure l’abbia accettata perché difficilmente un’altra donna si sarebbe caricata un uomo che dimostrava molto più della sua età, con quattro figli e fattoria al seguito, in mezzo al nulla.
Una delle figlie, la più dolce, sta vicino ad Elizabeth mentre un’altra delle sorelle non accetta questa sostituta della madre.
Nasce una quinta bambina, figlia di Neeley.
A vegliare da lontano su Elizabeth c’è sempre il vicino Mossie, segretamente innamorato di lei.
Elizabeth si è adeguata alla sua vita, ma sente la nostalgia della giovinezza che si è lasciata alle spalle così presto, della gioia, delle risate, del corteggiamento… un giovanotto del paese, Danny McCarthey, la invita a ballare durante una festa e s’infatua di lei, che tuttavia lo considera solo un ragazzino (benché abbia appena un paio d’anni meno di lei) e comunque non intende andare oltre il breve gioco di seduzione della danza.
Naturalmente la reazione del marito non si fa attendere.
Un giorno Elizabeth va con alcuni amici a uno spettacolo teatrale nella città vicina, fa in modo di incontrare il suo antico amore ma capisce che lui ha un’altra donna e che comunque è un farfallone privo di spessore, ed evita di dirgli del bambino.
Quando il marito viene a sapere dell’incontro si abbandona alla rabbia, il piccolo Francis interviene a difendere la madre e viene spinto con violenza contro la parete, riportando una commozione cerebrale.
Elizabeth resta con lui in ospedale finché non si risveglia, aiutata dai genitori che infine decidono di fare i nonni per questo piccolo innocente.
Ma quando torna a casa dopo aver affidato il figlioletto a sua madre, trova la tragedia: mentre Danny andava a caccia di lepri nella notte, Neeley l’ha aggredito ed è rimasto ucciso.
Un colpo partito accidentalmente oppure omicidio?
Segue il dipanarsi del processo, con Mossie che ha intravisto qualcosa nella notte e che alla fine solo per amore di Elizabeth testimonierà a favore di Danny.
Il quale non gli è affatto grato e lo accusa di aver saputo fin dall’inizio della sua innocenza e avergli ugualmente fatto rischiare la vita per gelosia.
Ma sarà sempre Mossie a prendersi cura, senza volerlo dare a vedere, delle donne e dei bambini rimasti soli.
Una delle figlie di Neeley è innamorata del fratello di Danny, che però la lascia dopo quanto è accaduto; Danny si vendica del rifiuto di Elizabeth mettendo incinta l’altra figlia grande, quella che non ha mai accettato la nuova madre e che quindi per ripicca fugge di buon grado con Danny… e sarà ancora Mossie a scovarli e riportare a casa la ragazza, delusa e mezza morta di fame.
Elizabeth l’accoglie a braccia aperte e quando questa si accorge di essere incinta… è esilarante la scena in cui la protagonista informa della cosa il parroco, esplicitando che la ragazza non è nei guai ma è semplicemente incinta e che lei lo sta appunto informando per via della lunga amicizia, punto e basta.
Tuttavia un’altra tragedia è in agguato: in assenza di Elizabeth la ragazza ha le doglie, la sorella prende il calesse per accompagnarla da una levatrice e il mezzo si ribalta.
Il neonato si salva, insieme alla madre, e verrà cresciuto da Elizabeth che infine comprende e ricambia i sentimenti di Mossie.
Era inevitabile raccontare la trama nei dettagli, per far comprendere la “poetica” dell’opera.
A farla da padrona è soprattutto l’ambientazione, tra brughiere, pecore, casupole di sasso e raduni danzanti che (come scrissero studiosi di inizio secolo) erano l’unico svago insieme alla messa domenicale.
Le tinte slavate della campagna e degli interni rendono l’atmosfera.
Ottimi anche costumi e acconciature e la scelta dei visi delle comparse.
Elisabeth Dermot Walsh interpreta la protagonista, Liam Cunningham taciturno e fascinoso è Mossie, Dermot Crowley è il marito Neeley, e c’è un giovanissimo Colin Farrell (con la giusta faccia da schiaffi) nei panni di Danny.
Tratto dal romanzo omonimo di Deirdre Purcell che ha curato anche la sceneggiatura, è diretto da Richard Standeven con musica idonea composta da Stephen McKeon.
Mi è piaciuto molto, ma dopo varie rappresentazioni filmiche della vecchia Irlanda “brutta sporca e cattiva” (cito “Magdalene”, “Philomena”, “Le ceneri di Angela”, per intenderci) e altre all’opposto d’ispirazione fiabesca e irrealistica, spero che l’Irlanda e i suoi vertici politici e religiosi, oltre agli artisti, trovino modo di affrontare tutta la verità scomoda del passato e magari del presente, per poi smettere però di battersi il petto e piangersi addosso, portando avanti un nuovo corso sia sociale sia artistico.